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alla camera 263

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Ne uscì due ore più tardi, pallidissima sempre, ma tranquilla, s’intrattenne con alcuni onorevoli membri dell’ufficio di presidenza, che le offersero, con la massima cortesia, quanto mai ella potesse desiderare, la persuasero che si farebbe ogni cosa possibile per Cortis, del quale parlavano con vivissima stima e simpatia. Espressero poi la loro ferma convinzione che il male potesse già considerarsi vinto con la cacciata di sangue ch’era stata fatta immediatamente. Elena chiese solo di mandare un telegramma, che diresse al conte Lao, in questi termini:

«Daniele malato piuttosto gravemente. Ho bisogno di te, subito.

Mandò poi un biglietto al senatore Clenezzi per avvertirlo che non avrebbe potuto muoversi se non per un’assoluta necessità di sua madre, e rientrò da Cortis, presso il quale c’era ora un’altra persona: una signora lunga e magra che usciva ogni tanto a gemere e singhiozzare.



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