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battaglie notturne | 289 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu{{padleft:299|3|0]] pochi passi da casa sua, e picchiò forte sul tavolino perchè il garzone dormiva con le braccia incrociate sul banco. Non c’era altri nella botteguccia, oltre Di Santa Giulia, che un vecchio prete dal viso e dalle mani color di cera, solito di prender lì il cioccolatte prima di mezzanotte.
«Crede proprio, reverendo» gli chiese il barone a bruciapelo «che vi sia un’altra vita?
Il vecchio prete lo guardò in faccia e rispose con calma:
«No, signore.
Dopo di ciò spiegò il fazzoletto scuro, lo guardò da ogni parte, se ne forbì la bocca, lo ripiegò con gran cura, e, posatoselo sulle ginocchia, disse con la sua quieta voce dolce:
«Non lo credo, lo so.
Non si udì più che il rumore dell’acqua di Trevi. Il barone prese un bicchierino di rhum e uscì senza salutare.
Le sue finestre erano illuminate. Perchè? Pareva che sul buio balcone vicino ci fosse qualcheduno che se ne ritrasse quando Di Santa Giulia, giunto alla sua porta, si fermò. Egli trovò sulle scale la padrona che l’aspettava con la candela in mano.
«Perchè c’è lume in camera mia?» diss’egli.
«Una visita, signor senatore. Una signora ch’è qui dalle sette ad aspettarlo.
Il barone pensò subito a sua moglie.
«Chi è?» diss’egli con ira. «Bisognava dirle che non sarei rientrato.
«Ma è la signora baronessa, signor senatore.
«Ah!» fece colui come per dire: quand’è così avete fatto bene. Ma l’accento e il viso esprimevano