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battaglie notturne 295

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«Che siete voialtri che mi avete offerto di pagarmi i debiti a condizione ch’io vada in America. Del danaro e liberarvi, mandarmi a morir lontano perchè non vi schizzi del sangue e della vergogna addosso, eh? Ma v’ingannate; non c’è pagamenti, non c’è Americhe!

Elena balzò in piedi.

«Non è vero!» diss’ella.

«Che non è vero!» ringhiò il barone. «Non vi è un altro cane nell’universo mondo che abbia la più lontana ragione di farmi proposte simili. E tu» continuò in un tono ironicamente mansueto «sei venuta, non è vero, a tastarmi con garbo, a vedere se la proposta mi è stata fatta, se accetto o non accetto...

«Ma ti dico che non è vero» protestò Elena, «ti dico che pagarti i debiti mia madre e io non possiamo, e mio zio non vuole, assolutamente non vuole!

Ella parlava, nella sua sorpresa, con un tal fuoco sincero che il barone, per un attimo, ne fu scosso, tacque.

«Oh!» esclamò poi, ripreso dalla sua convinzione. «Se è così! Se non è possibile che non sia così!

Elena era convulsa.

«Ma Dio!» diss’ella «cosa devo dire, cosa devo fare per convincerti?

Il barone riflettè un poco.

«Tu saresti felice» diss’egli «che accettassi questa proposta di andare in America?

Felice? Ella pensò che, amante di quell’uomo, avrebbe voluto, in una simile abbiezione, morire con lui.

«Felice no» rispose. «Sarei felice se tutto questo fosse stato un cattivo sogno; ma pure!...

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