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occulto dramma | 339 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu{{padleft:349|3|0]] picchiando con le sue carte sul tavolo, «intende animum tuum ad ludum.
«Sì sì, ad ludrum... ad ludrum... ad ludrum...» brontolò il cappellano aguzzando gli occhi sulle proprie e palpandole tutte, una per una.
Intanto il dottor Picuti, dopo avergli risposto: «Voi tacete, che avete un bel tacere», gridava:
«Glielo dirò io, signor deputato, chi sono state le canaglie.
«Ohe, ohe, ohe» fece Zirisèla, mettendo giù le carte e girandosi sulla sedia verso colui.
Allora Cortis non si tenne d’imporre silenzio a tutti.
«Basta» diss’egli «e non voglio saper niente, non me n’importa niente. Non ho rancore contro nessuno, proprio. E poi, voialtri, elettori vecchi, siete morti e sepolti. Come volete che me la pigli con voi? Molto più che sono morto e sepolto anch’io.
«Come, come, come?» dissero alcune voci.
«Sì, sì, morto e sepolto, basta così» rispose Cortis; «e Lei, caro Picuti, vada a guardare il tresette, e Lei, cara Elena, venga a fare della musica.
L’arciprete, Zirisèla e gli altri bisbigliarono un momento fra loro, mentre Elena accennava di no e guardava Cortis con una preghiera muta negli occhi.
«La scusi, dottor Daniele» disse a un tratto Zirisèla. «Ella non si è mica dimesso da deputato?
«No, non ancora; ma lo faccio subito, appena sarò in grado di occuparmi un poco; perchè quello che volevo dire lo scriverò.
Tutti protestarono, tranne i preti e la signorina Zirisèla. Ma perchè? Ma per cosa? Ma La fa male! Lei ha da esser sempre il nostro deputato! Anche il