< Pagina:Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

nel poema dell’ombra e della vita 359

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu{{padleft:369|3|0]] un tremito interno, si sentì venir meno, oscurare il pensiero. Coloro tornarono indietro.

«Finalmente!» sussurrò Cortis rivolto a lei col viso scintillante; e fu atterrito dagli occhi fissi, torbidi che lo guardavano, dal piegare stanco della persona. Le cinse la vita con un braccio ed Elena vi si appoggiò palpitando, tacendo, guardandolo sempre con gli occhi spenti. Egli la supplicava, ansioso, di parlare, di confidarsi a lui, ma ella non poteva ancora. Gli posò una mano sulla spalla, chinò alla mano gli occhi torbidi, vi chinò adagio adagio il viso e disse sottovoce:

«Devo andar via.

«Oh» diss’egli, «ma per poco?» Sentiva bene che non doveva esser per poco; tuttavia non si aspettava le due parole terribili:

«Per sempre.

Non rispose, se la strinse convulso al petto.

«Ma forse non posso, sai» diss’ella.

Non rispose ancora, la cinse anche con l’altro braccio, Elena alzò il viso, gli occhi più sereni.

«Forse non posso» ripetè, «forse resto qui.

Era la muta, paurosa passione di lui che la faceva parlar così tutta tremante ma meno smorta e con un vago sorriso negli occhi. Pareva che temesse di avergli fatto troppo male.

«Sicuro» diss’egli senza rallentar la stretta, «sicuro che stai qui; ma come puoi neppur pensare ad andar via per sempre! Come lo puoi dire? Come puoi credere che ti lascerei partire?

Ella fece un leggero movimento per sciogliersi dalle sue braccia, fu obbedita subito. Gli posò quindi ancora la fronte sulla spalla.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.