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una cosa grave 31

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«Sì, cara. Come tremano tutti, questi poveri fiori nell’erba! E quegli abeti lassù come sono intrepidi!

Elena guardò il verde tempestato di margherite che ascendeva liscio fino alle piante nere.

«A che ora? diss’ella.

«Presto. All’alba. Mi rincresce non potermi trovare alla vostra festa. Mi scuserai tu colla mamma; non è vero? Le ho già detto che dovevo partire per affari urgenti, ma glielo ripeterai, eh? Prima d’informarla voglio accertarmi che non si tratti poi d’un’impostura; tutto è possibile! A ogni modo le dirai che mi rincresceva tanto di mancare al suo invito.

Elena non fe’ neppur cenno di aver inteso e disse:

«Scrivimi.

«Sì» disse Cortis «ma...

Ella arrossì leggermente.

«No, no» disse «puoi star sicuro.

«E quanto ti fermi ancora?

«Non lo so. La mamma vorrebbe andar via a mezzo luglio se lo zio è contento, noi si potrebbe anche partire da un momento all’altro, se vi fosse un richiamo al Senato.

«E poi, ti fermeresti a Roma o andresti in Sicilia?

«Ma, si parlava di Aix-les-bains, una volta: adesso non so più nulla.

Ambedue stettero immobili e muti, come se le parole «non so più nulla» avessero risposto, nella loro mente, a un soggetto ben più grave. Non sapevano più nulla, Elena nè Daniele, del loro cammino nel mondo; non potevano prevedere neppure un avvenire probabile, nè quando mai si sarebbero ancora incontrati. Sicilia, Aix; che suono triste, questi nomi!

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