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182 | carmela. |
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Tra i pochi avventori là presenti vi fu un tale che, notando quel suo atto così impetuoso e quella sua faccia così mutata, disse nell’orecchio al vicino: — Che abbia avuto paura il signor tenente? —
IV.
La madre di Carmela abitava una casuccia posta ad un’estremità del paese, assieme a due o tre famigliuole di contadini, e campava stentatamente a cucire di bianco. Sulle prime soleva ricevere di tratto in tratto qualche soccorso di danaro dalle famiglie più agiate del paese; da ultimo niente. I benefattori avevan veduto che i loro soccorsi tornavano affatto inutili perchè la fanciulla non voleva dormire nè mangiare in casa, nè c’era verso di ridurla a conservare intero un vestito nuovo almeno almeno per una settimana. Non è a dire se la madre ne patisse, e se con instancabile perseveranza non ritentasse ogni giorno di ottener qualcosa dalla figliuola; ma sempre invano. Talora, dopo molte preghiere, ella si lasciava mettere una veste nuova, e poi tutt’ad un tratto se la stracciava, la tagliuzzava e la riduceva in cenci. Altre volte, appena uscita dalle mani della madre pettinata e lisciata di tutto punto, si cacciava le mani nei capelli e in un momento se gli scioglieva e se li arruffava come una furia.
Gran parte del giorno soleva andar vagando pe’ monti più dirupati e solitari, gesticolando, parlando e ridendo forte da sè. Molte volte i carabinieri, passando per que’ luoghi, la vedevano da lontano tutta intenta a fabbricar torricelle di sassi, o seduta immobile sulla sommità d’un balzo colla faccia volta verso il mare, o distesa per terra e addormentata. S’essa li scorgeva,