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IL MUTILATO.


Di sera, a una cert’ora, l’aspetto della campagna mette nell’anima una malinconia vaga, che somiglia un po’ a quello stringimento di cuore da cui son presi i fanciulli, quando, scappati da casa a girovagar pei campi, di sentiero in sentiero, di podere in podere, vanno avanti, avanti, avanti, fin che s’accorgono tutt’ad un tratto di essere soli; guardano intorno, è un luogo oscuro e sinistro; guardano indietro, hanno perduta la traccia del cammino; alzano gli occhi al cielo, il sole è scomparso; la mamma, povera donna, aspetta: oh Dio, che cosa ho fatto! esclamano, e restan lì come trasognati, con un groppo di pianto nella gola e il cuore tutto in sussulto. Di questa natura è la malinconia che ci entra a poco a poco nell’anima, in campagna, quando il sole è già caduto da un po’ di tempo, e le cose si vanno facendo tutte d’un colore, e lungo le creste dei monti non appar più che una sottile striscia di cielo color d’oro pallido, al di sopra della quale cominciano a spesseggiare le stelle. È un’ora trista. E più la fan trista quel monotono gracidar dei ranocchi e quel lontano abbaiar di cani che rompe tratto tratto il silenzio alto e solenne della campagna. Chi, in quell’ora, cammini per una viuzza solitaria alla volta della città, e ne sia lontano ancora, e non iscorga intorno a sè anima viva, e non oda altro ru-

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