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partenza e ritorno. 391

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E la madre di rimando: — Allora va bene. —

Tutte queste lettere e quelle che vengono appresso son piene di saluti affettuosi del vecchio e della signora napoletana che aspetta «grandi descrizioni di grandi cose;» — e v’è a quando a quando un poscritto della mamma che domanda: — Cosa fa l’ordinanza? —


Rilevo dal libro che il colonnello, il burbero benefico, era al quartier generale dell’Esercito, e che da quella «superba altezza» vegliava amorosamente sull’oscuro cugino, per via di lettere e d’informazioni indirette; ma il cugino non ne sapeva niente. Il «burbero» nascondeva il protettore, per non coprire il colonnello; e ne lo lodo.


Il reggimento d’Alberto era da quattro giorni accampato presso S. Giorgio a poche miglia da Piacenza, ed egli non aveva scritto a sua madre che il giorno della partenza per annunziarle «che andava a dormire sotto la tenda.»

— Quattro giorni che non scrive! Povero Alberto, dorme per terra; soffrirà, si sarà ammalato; chi sa cosa gli sarà seguito! Oh Dio mio! Un telegramma al colonnello, subito.

E mandò il telegramma: — Datemi notizie di Alberto. Vi supplico. Non ricevo lettere. Tremo per la sua salute. —

Il colonnello le rispose subito: — Sta benone. Ma è tanto delicato! —

Mia madre capì l’ironia, e si stizzì un pochino, e prese la penna e cominciò: — Carissimo amico. Non dico che Alberto sia delicato; ma credo di poter.... — Smise.

La divisione Cugia è partita per Cremona; da Cre-

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