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l’ospitalità. 35

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - La vita militare.djvu{{padleft:43|3|0]]mani coll’indice teso contro il proprio petto, — a tavola, io? — E sorrise.

— Ma sicuro.

— ...Con loro?

— Con noi, con noi. —

Il povero giovane non poteva credere a quel che sentiva. Tutti gli altri lo guardavano con un’aria di curiosità e di compassione affettuosa; anche la sorella del padron di casa.

— No... senta, signore, (proruppe il soldato con voce dolce e tremante e facendosi serio serio) io non merito... io non son degno di stare... son tutto così (e si guardò i panni)... e poi io non saprei stare come si deve, perchè... Quindi risolutamente: — Mi faccia questo piacere, mio buon signore; mi lasci andare di là, nella stanza vicina alla porta; io sto più volentieri di là; aspetterò che loro abbiano finito; non importa nemmeno che accendano il lume; aspetterò al buio, per me è lo stesso...

— Ma no, ma no, — esclamarono ad una voce il padre e i figliuoli, dopo averlo ascoltato con un’attenzione mista di sorpresa e di tenerezza; — non permetteremo mai questo, non...

— Sì, sì, mi lascino andare, mi lascino andare; io non voglio incomodarli... — e si mosse un’altra volta per andarsene.

— Ma sentite... ripresero gli altri trattenendolo; — voi avrete bisogno di mangiar qualcosa, è impossibile di no; restate, fateci questo piacere...

— No, grazie, grazie; io non ho bisogno di nulla, io ho ancora tutto il mio pane nello zaino, e mi basta...

— Ma sentite...

— Ma guardino. —

Volò di là, prese il pane, e tornò mostrandolo in atto di compiacenza: — Vedono? —

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