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440 | una morte sul campo. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - La vita militare.djvu{{padleft:448|3|0]]coprire il rumore, e tutti gli altri fecero lo stesso; — non è possibile, vi ripeto; io son venuto qui solo; la mia batteria è a Torino già da più giorni; questo che sentite è un convoglio di carri delle sussistenze militari; credetelo, ve l’assicuro; che ragione avrei d’ingannarvi? Io non....
— Oh tacete tutti! — gridò imperiosamente il vecchio svincolandosi dai figliuoli che lo tenevano abbracciato; — voglio che taciate tutti! —
Era impossibile disobbedire; tutti tacquero, e si sentì distintamente il rumore dei carri, lo scalpitìo dei cavalli e le varie voci dei comandanti.
— Ah, ve lo diceva io! gridò con un accento di trionfo il povero vecchio quasi fuor di sè dalla gioia; ve lo diceva io! Ma se lo sentiva il mio cuore che erano cannoni! Ma se li vedevo io!... Qua, presto, subito, i miei vestiti, voglio alzarmi, voglio scendere....
— Ma no, babbo, no! no! proruppero tutti assieme i figliuoli; tu non puoi scendere, tu sei malato, tu potresti farti del male;... — e tentavano di tenerlo fermo sul letto. Ma egli, aprendo vigorosamente le braccia e respingendoli tutti da sè: — Lasciatemi, gridò, in nome del cielo! Voi volete farmi morire! Qua i miei vestiti, subito, li voglio! — E fece l’atto di gettarsi giù dal letto. Glielo impedirono; ma non era più possibile frenarlo; dovettero obbedire; gli porsero i panni e l’aiutarono in fretta a vestirsi, pur non restando dal supplicarlo a desistere. — No.... no.... no.... egli andava ripetendo con voce soffocata e affannosa, voglio scendere.... voglio vedere....
Vestito alla meglio, sorretto dai figliuoli, si diresse a passi ineguali fuori della camera. Ma in quel frattempo il capitano s’era affacciato alla finestra e, chiamato il luogotenente che passava proprio in quel punto, gli avea