< Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
40 l’ospitalità.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - La vita militare.djvu{{padleft:48|3|0]]Egli tacque.

— Restate, restate; riprese il padron di casa pigliandolo per un braccio; dormite in casa nostra; domattina vi desteremo per tempo; vi faremo noi una lettera pel colonnello per giustificare il vostro ritardo...

Il soldato sorrise.

— Restate; ve ne preghiamo per la vostra salute; è necessario che restiate. Non è vero che restate? —

Il soldato stette un po’ di tempo sopra pensiero e poi, levandosi il cheppì e il cinturino, mise un sospiro e disse: — Resterò! —

— Sia lodato il cielo! — esclamò il padrone; e gli strinse la mano. Povero giovane! pensò la sorella, e, prevedendo uno sguardo del fratello, volse il capo verso la finestra come per sentire se pioveva ancora.

Pochi minuti dopo, il padrone di casa, precedendo il soldato con un lume in mano, lo condusse alla porta d’un’elegante cameretta, l’aperse e gli disse: — Entrate. —

Il soldato entrò e, girato attentamente lo sguardo intorno, si volse al suo ospite e gli fissò gli occhi negli occhi in aria d’interrogarlo.

— Dormirete qui, — gli disse con un sorriso il buon vecchio.

— Qui?

— Già. —

Il soldato fece un atto di sorpresa e quasi di rincrescimento. — Qui non è luogo per me, signor padrone; mi faccia dormire in un’altra camera; qui, vede, io non potrei nemmeno prender sonno, me lo creda; io sono assuefatto a dormir sulla terra; io le insudicerei tutto, qui... Mi lasci dormire in un altro luogo. —

E queste preghiere erano profferite con un accento così umile e soave, che toccavano il cuore. Il padrone

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.