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il più bel giorno della vita. | 473 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - La vita militare.djvu{{padleft:481|3|0]]tante volte sognate, tante volte pensate, che ci facevano domandare a noi stessi: — Che cosa le dirò in quei momenti? Come mi guarderà? — Le ore in cui, a misura che il tempo trascorre, noi ci sentiamo come allontanare dal mondo, e vediamo tutto ciò che ne circonda oscurarsi, e intorno a noi farsi una gran luce. Quei momenti, in cui se qualcuno degli astanti dice: — Domani, — il nostro cuore si scuote, e l’anima ripete in se stessa: — Domani; — e pare che tutto, domani, debba esser mutato nel mondo, e ci trema più vivamente nel pensiero quell’immagine arcana.
Poco prima dell’ora fissata pel convegno degli amici, il colonnello chiamò a sè gli sposi e il fratellino di Luisa, li condusse in una stanza a terreno, e s’intrattenne un pezzo con loro, forse a parlare d’interessi, e per fissare le nuove attribuzioni di Cesare, di cui già da molto tempo aveva in animo di mutare lo stato.
— Forse tutti questi discorsi, — egli concluse, — non importava neanco di farli; non vivrete voi vicino a me, sotto i miei occhi? E dunque basta. Fate conto di me in ogni bisogno come lo fareste di un vecchio amico; io voglio che abbiate confidenza in me, perchè vi voglio bene, e la merito. Capirete: io non ho parenti, non ho amici, son qui diviso dal mondo, solo, non ho altri che voi a cui voler bene, e vivrò per voi; che volete che io viva ancora per me a quest’età? Ebbene, che io vi sappia felici, tranquilli; che io abbia il vostro buon giorno la mattina e la vostra buona notte la sera, e vegga Cesare lavorare di buona voglia, e tu Luisa far la tua vita di casa col cuore sereno e contento; che volete che io desideri di più? Purchè mi lasciate fare quattro chiacchiere di tanto in tanto....
— Signor padrone! — esclamarono i due sposi ad