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il più bel giorno della vita. | 479 |
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Tutti si mossero verso il pergolato, parlando confusamente.
La mensa era apparecchiata sotto il pergolato; erano dieci o dodici tavole accostate in modo da formare una tavola sola, grande per una trentina di persone, chè tanti erano i commensali, fra contadini e soldati. Gli sposi si misero l’uno accanto all’altro; il colonnello in faccia a loro, in mezzo ai due artiglieri; tutti gli altri soldati si mescolarono coi contadini. Qua e là, fra le larghe spalle di due bersaglieri, spuntava la testina d’una villanella, tutta raccolta, contenta nel cuore, peritosa nel viso, che non sapeva nè dove guardare nè da che parte voltarsi. La conversazione cominciò subito animatissima, accompagnata da gran lavorar di mani e di denti, chè avevano tutti, tranne due, un appetito da non vederci più. Cinque o sei ragazzotti servivano a tavola, e avevano un gran da fare a farsi sentire dai commensali, che dessero loro i piatti da portar via, tanto erano tutti assorti e infervorati ne’ discorsi. I soldati si chiamavano e si parlavano da un capo all’altro della tavola, gesticolando colle forchette e coi coltelli. Il colonnello, apostrofato e interrogato da tutte le parti, non aveva tempo di rispondere a nessuno; un soldato che gli era accanto gli ragionava con molta serietà di certi inconvenienti del servizio; un altro d’in fondo alla tavola gli andava facendo un lungo racconto di cui egli non capiva una parola. Tre o quattro soldati, ciascuno nel suo cantuccio, s’erano fatti intorno un po’ di uditorio, e narravano gli episodi della guerra ai contadini attoniti, o provocavano di tratto in tratto un’alta risata con burleschi aneddoti di caserma. Altri si andavano ricordando tra loro i giorni passati assieme nei reggimenti, e i casi, e gli amici e gli ufficiali, con quella indulgenza benevola di giudizi che si mostra in si-