Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
sidi-hassem | 221 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Marocco.djvu{{padleft:231|3|0]] vanissimi; due, fra gli altri, non più che decenni, belli, pieni di vita, che ci guardavano con un’aria sorridente come per dire: — Via, non siete poi quelle faccie patibolari che c’eravamo figurate! — V’era un vecchio nero di tale statura, che, stendendo le gambe fuori dalle staffe, avrebbe quasi toccato terra coi piedi. Uno degli uffiziali aveva le calze.
Dopo mezz’ora di cammino, incontrammo un altro drappello, colla bandiera rossa, comandato pure da un vecchio caid, che s’unì al primo; e via via, andando innanzi, altri gruppi di quattro, otto, quindici cavalieri, ognuno colla bandiera, che vennero tutti a ingrossare la scorta.
Quando la scorta fu completa, cominciarono le solite cariche.
Si vedeva ch’eran soldati regolari: si raggruppavano e si scioglievano con più ordine di tutti quelli che avevamo visti fino allora. Facevano un nuovo gioco. Uno si slanciava innanzi a briglia sciolta; un altro dietro subito ventre a terra. A un tratto il primo si rizzava sulle staffe, si voltava indietro con tutto il busto e sparava il fucile nel petto a quello che l’inseguiva, il quale, nello stesso punto, scaricava una fucilata a lui contro il fianco, in modo che se si fossero tirati a palla, sarebbero tutti e due precipitati di sella morti nello stesso momento. A uno, andando di carriera, il cavallo gli cadde