< Pagina:De Amicis - Marocco.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
296 fez

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Marocco.djvu{{padleft:306|3|0]] ho seguito con gioia e con ammirazione i grandi avvenimenti che si compirono sotto i suoi aspicii in Italia. Ai tempi di Roma antica, l’Italia era il paese più potente del mondo. Poi si divise in sette stati. I miei antenati furono amici di tutti e sette questi stati. Ed io, ora che tutti e sette si sono riuniti in un solo, ho concentrata in quest’uno tutta l’amicizia che i miei antenati nutrivano per gli altri.

Disse queste parole lentamente, a pause, come se le avesse studiate prima, e facesse di tratto in tratto uno sforzo per rammentarsele.

Fra le altre cose, l’Ambasciatore gli disse che il Re d’Italia gli aveva mandato il suo ritratto.

— È un dono prezioso, — rispose; — e io lo farò porre nella sala dove dormo, in faccia a uno specchio, che è il primo oggetto su cui cadono i miei occhi allo svegliarmi; e così ogni mattina, appena desto, vedrò riflessa l’immagine del Re d’Italia, e penserò a lui.

E poco dopo soggiunse:

— Sono contento, e desidero che restiate lungo tempo in Fez e spero che ne serberete una buona memoria quando sarete tornati nella vostra bella patria.

Dicendo queste cose, teneva quasi sempre gli occhi fissi sulla testa del cavallo. A momenti, pareva che volesse sorridere; ma subito

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.