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L’Ambasciatore ha frequenti abboccamenti con Sid-Mussa. Il suo intento principale è d’ottenere dal governo dei Sceriffi delle concessioni che agevolerebbero certi commerci fra l’Italia e il Marocco: di più non mi è lecito dire. Gli abboccamenti durano più di due ore; ma il discorso non si aggira che brevissimo tempo sulle questioni che ne sono lo scopo, poichè il ministro, seguendo un uso che par tradizionale nella politica del governo marocchino, non entra in materia che dopo aver divagato su mille soggetti estranei, e quando proprio ci è tirato per forza. — Parliamo ancora un po’ di cose divertenti! — dice quasi in tuono di preghiera. Il tempo, la salute, l’acqua di Fez, le proprietà di certi tessuti, qualche aneddoto storico, dei proverbi, quanta sia la popolazione di certi Stati d’Europa: son tutti discorsi più gradevoli che il parlar d’affari. — Che ne dite di Fez? — domandò un giorno, e inteso dir ch’era bella: — Ha ancora un altro merito — soggiunse; — quello di esser pulita. — Un altro giorno domandò quant’era la popolazione del Marocco. Ma bisogna pure venirci, a parlar d’affari; e allora sono lunghi giri di pa-

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