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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Marocco.djvu{{padleft:390|3|0]] Buhammei, il quale arrestò con un gesto imperioso i quattro cerberi, e diede modo al fuggitivo di riportare la pelle intatta al palazzo. La notizia dell’avvenimento si sparse, ci fu un sottosopra, il colpevole ricevette una solenne ammonizione in presenza di tutti e il Comandante, sempre spiritoso, gli fece per giunta un sermoncino che gli produsse un’impressione profonda. — Che le donne degli altri, e particolarmente le donne dei mussulmani, bisogna lasciarle stare; che quando si è con un’ambasciata europea nel Marocco, bisogna far conto di non esser più un uomo; che nei paesi maomettani queste quistioni di donne finiscono facilmente in quistioni politiche; e che sarebbe una bella responsabilità quella d’un giovane onesto il quale, per non aver saputo resistere a un impulso inconsiderato... del cuore, trascinasse il suo paese in una guerra... di cui non si potrebbero prevedere le conseguenze. — A questo discorso, il povero giovane, che già vedeva la flotta italiana con centomila soldati salpare verso il Marocco per cagion sua, si mostrò atterrito del suo fallo a tal segno, che non parve più necessario d’infliggergli altro castigo.

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