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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Marocco.djvu{{padleft:426|3|0]] siamo vestiti, perchè ci sono i quadri, e mandate qui i pittori colle macchine e coi colori a farci i ritratti; fra voi che sapete tutto non vi pare che non dovrebbero accadere queste cose?

Fatto questo sfogo, mi sorrise cortesemente come per dire: — Ciò non toglie che noi due siamo amici.

Cadde poi il discorso sulle industrie europee, sulle strade ferrate, sul telegrafo, sulle grandi opere d’utilità pubblica; e di questo mi lasciò parlare senza interrompermi, assentendo anzi, di tratto in tratto, con un cenno del capo. Quand’ebbi finito, però, mise un sospiro e disse: — Infine poi... a che servono tante cose se dobbiamo tutti morire?

— Insomma, — conclusi, — voi non cangereste il vostro stato col nostro!

Stette un po’ pensando e rispose:

— No, perchè voi non vivete più di noi, nè siete più sani, nè più buoni, nè più religiosi, nè più contenti. Lasciateci dunque in pace. Non vogliate che tutti vivano a modo vostro e sian felici come volete voi. Rimaniamo tutti nel cerchio che Allà ci ha segnato. Con qualche fine Allà ha disteso il mare fra l’Africa e l’Europa. Rispettiamo i suoi decreti.

— E credete, — domandai, — che rimarrete sempre quello che siete? che a poco a poco non vi faremo cangiare?

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