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arzilla 477

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Marocco.djvu{{padleft:487|3|0]] di sopra e di sotto, se la mise in seno, e poi ricominciò ad urlare peggio di prima. — Ah! questa volta, — disse il Ranni; — una legnata ci sta! — E alzò il bastone. Ma il soldato, fattosi serio ad un tratto, lo trattenne e dicendo al Santo qualche parola a bassa voce con un accento di profondo rispetto, lo indusse a tacere. L’orribile vecchio ci slanciò un’ultima occhiata fulminea e si rinascose in mezzo agli scogli, dove ci fu detto che vive, nutrendosi d’erbe, da più di due anni, coll’unico scopo di maledire i bastimenti dei Nazareni che passano all’orizzonte.

Di là risalimmo sui monti e camminammo lungo tempo per sentieri serpeggianti fra i lentischi, le ginestre e le roccie. In alcuni punti il sentiero correndo sull’orlo del monte tagliato a picco, vedevamo sotto, a una grande profondità, il mare che flagellava gli scogli, e un lunghissimo tratto di spiaggia, in cui si stendeva a perdita d’occhi la carovana, e l’immenso orizzonte dell’Oceano azzurro picchiettato di macchiettine bianche da qualche lontano bastimento a vela. I monti per cui ci avanzavamo formavano colle loro cime schiacciate un vasto piano ondulato, tutto coperto d’alti arbusti, dove non si vedeva alcuna traccia di coltivazione, nè una cuba, nè una capanna, nè una creatura umana, e non si sentiva altro

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