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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:10|3|0]]e quattro figliuoli, che il medico aveva riconosciuti affetti di pellagra. Alle prime interrogazioni, il padre s’era rivelato matto, ed essendogli stato negato l’imbarco, aveva dato in ismanie.

Sulla calata v’era un centinaio di persone: parenti degli emigranti, pochissimi; i più, curiosi, e molti amici e parenti della gente d’equipaggio, assuefatti a quelle separazioni.

Installati tutti i passeggieri, seguì sopra il piroscafo una certa quiete, che lasciava sentire il brontolio sordo della macchina a vapore. Quasi tutti erano in coperta, affollati e silenziosi. Quegli ultimi momenti d’aspettazione parevano eterni.

Finalmente s’udiron gridare i marinai a poppa e a prua ad un tempo: — Chi non è passeggiere, a terra!

Queste parole fecero correre un fremito da un capo all’altro del Galileo. In pochi minuti tutti gli estranei discesero, il ponte fu levato, le gomene tolte, la scala alzata: s’udì un fischio, e il piroscafo si cominciò a movere. Allora delle donne scoppiarono in pianto, dei giovani che ridevano si fecero seri, e si vide qualche uomo barbuto, fino allora impassibile, passarsi una mano sugli occhi. A questa commozione contrastava stranamente la pacatezza dei saluti

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