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sul tropico del cancro | 139 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:143|3|0]] rità, e spossato dallo sforzo che aveva fatto per contenerlo. Qual’era dunque la supposizione? Che cosa ci doveva essere in quella benedetta borsa?... Oh! Impossibile indovinarlo! Una delle più buffonesche stramberie che possano passare pel capo d’un burlone impertinente; una pensata di cui avrebbe riso sotto i baffi anche il più arcigno moralista, e a cui l’autore delle Baruffe chiozzotte, salvo il rispetto, avrebbe potuto apporre il suo nome. E fui costretto anch’ io a chieder aiuto al divano. Ma dovetti alzarmi subito perchè entrava un’altra donna a lagnarsi d’una voce che avevano “messa in giro„ a suo carico. Povero Commissario! — gli dissi uscendo; — la giornata è cominciata male e minaccia di finir peggio. — Eh! questo non è nulla! — rispose con la sua dolce rassegnazione. E data un’occhiata al termometro: — Vedrà — soggiunse — quando saremo ai trentasei gradi. — E ripresa la sua faccia di pretore, si rivolse alla nuova venuta.
Ma già il caldo aveva guastato le cose anche a poppa, come potei vedere benissimo la sera. Era una cosa da far compassione davvero. Fra quei quattro gatti, che dieci giorni prima non si conoscevano, che dopo altri dieci