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l'oceano giallo | 159 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:163|3|0]] se avesse intorno a quell’argomento un gran tesoro di idee proprie, immutabili, sulle quali non potesse nemmeno ammettere la discussione. E non gli si cavava una parola di più. Infine, per riassumere tutto il vasto sistema delle sue idee e delle sue simpatie intellettuali, soleva dire: — Io tengo sempre tre libri sul tavolino da notte: Dante, il Fausto e... — La prima volta disse la Bibbia; ma poi se ne scordò, e un altro giorno disse invece: I misteri del popolo di Eugenio Sue. Sul piroscafo, peraltro, io non gli vidi mai altro in mano che Gli amori dell'imperatrice Eugenia. Un ultimo tratto. Diceva d’essere stato volontario con Garibaldi; ma quando il discorso cadeva sui fatti, non accennava mai ad alcuna campagna particolare, parlava di quelle guerre con una certa indeterminatezza vaporosa, come di avvenimenti dell’antichità più remota, appartenenti quasi all’età delle favole. In fondo, un umore gioviale. Non s’inaspriva che parlando di un certo impresario di Bologna, che pareva fosse l’odio della sua vita, e ripeteva sempre la stessa frase: — Gli farò sputare il cuore. — Lui intanto, quel giorno, aveva sputato la voglia.