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162 | sull'oceano |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:166|3|0]] all’anima alla ragazza; la quale rispose subito, con voce alterata, ma fingendo franchezza: — Ma no, ma no. Che cosa dite? Rivedrete il vostro figliuolo. Oggi avete miglior cera. Badate bene di non perdere l’indirizzo. Dove l’avete messo?... (L’aveva nella giacchetta, ai piedi del letto). Sta bene. Il dottore ci farà attenzione. Volete che lo conservi io? che ve lo renda poi quando sarete guarito, all’arrivo? L’ho da pigliare?
Il vecchio accennò di sì. Essa si chinò, frugò nella giacchetta, tirò fuori il piccolo pacco, trovò il foglio che conosceva, e lo piegò con grande riguardo in un bel portafoglio di bulgaro, che richiuse e rimise in tasca. Il malato osservò con molta attenzione e con compiacenza tutti quei movimenti, e mormorò con un fil di voce:
— A l’è trop grassiosa, trop grassiosa....
— Fatevi coraggio, — essa gli disse, porgendogli la mano, — ripasserò presto. A rivederci. Coraggio.
Il vecchio le prese la mano, gliela baciò due o tre volte, versando due grosse lagrime, e l’accompagnò con lo sguardo fino all’uscio: poi lasciò ricadere il capo sul cuscino con un atto di profondo abbandono, come se non dovesse rialzarlo mai più.