< Pagina:De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

l'oceano giallo 163

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:167|3|0]] La ragazza risalì con la zia sopra coperta, e s’avvicinò alla sua famiglia di contadini, rincantucciata nel posto solito, fra la stia dei tacchini e la botte, come una nidiata d’uccelli. Ma avevan già dato a quel guscio di noce una cert'aria di casa, appendendo alla botte uno specchietto rotondo, e tendendo in alto un asciugamani che li riparava dal sole. La testa d’uno dei gemelli, seduto sul tavolato, serviva d’appoggiatoio alle mani del contadino, e la zucca dell’altro stava curva sotto un resto di pettine fitto, maneggiato dalla mamma, più rotondeggiante che mai; mentre la ragazzina lavava un fazzoletto dentro a un tegamino, posto sopra una valigia scorticata, che faceva da tavolo da lavoro. All’avvicinarsi della signorina, il padre s’alzò, levandosi la pipa di bocca, e tutte e sei le facce sorrisero. Intesi qualche parola, passando.

Sempre ben?

Come Dio vol, — rispose il contadino. — Ma la ga paura che ghe succeda prima de arivar.

E allora la donna, col viso inquieto: — Crede ela, paronçina, che i ghe farà pagar anca a lù, el cuarto de posto?

La domanda doveva essere molto comica perchè per la prima volta vidi la ragazza sorridere.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.