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174 | sull'oceano |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:178|3|0]] uno sguardo intorno, incontravano i suoi, per puro caso. Ed era là anche allora, mentre il Commissario parlava di lui, immobile, con un atteggiamento del viso, con cert’occhi, da far capire che per una parola avrebbe dato la sua borsa di cuoio, la sua penna, il passaporto, l’America, l’universo. Metteva pietà. Certo, prima dell’arrivo, avrebbe finito di perder la testa e fatto qualche grossa corbelleria.
Quello era l’“innamorato„, un personaggio che a bordo non manca mai, come diceva il Commissario, e spesso anche che n’è vari: d’innamorati del cuore, s’intende, chè gli altri non si contano. Ma sul Galileo c’era una collezione d’altri originali assai più curiosi; ciascuno dei quali, in quei dodici giorni, aveva avuto campo di mettersi in luce, e godeva già d’una certa celebrità nella repubblica di prua. C’erano i capi ameni e i personaggi seri. Questi stavano di preferenza sul castello di prua, ch’era una specie di Monte Aventino, dove si raccoglievano gli spiriti riottosi e i filosofi di umor tetro; e il più popolare di essi era il vecchio toscano dal gabbano verde, che aveva mostrato il pugno a Genova, la sera della partenza. Costui aveva il diavolo in corpo; dalla mattina<