< Pagina:De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

gli originali di prua 175

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:179|3|0]] alla sera declamava con la voce rauca, girando per aria l’indice minaccioso, e il suo uditorio ingrossava di giorno in giorno: avrebbe voluto iniziare la rivoluzione sociale sul Galileo, predicava contro i signori di poppa, incitava i passeggieri a protestare contro l’immondizia dei dormitorii e la schifezza del vitto, e qualche volta, per dar l’esempio, buttava per aria la sua porzione, e inveiva urlando contro le cucine. E l’uditorio approvava, ma mangiava, e allora, fuor di sè, egli trattava tutti di “venduti„ e di “schiavi.„ Uno solo non piegava il capo davanti a lui, un sedicente contrabbandiere, piccolo e secco, con un gran ciuffo nero sopra la fronte e due occhi di girifalco, il quale s’era fatto da sè e godeva di tenersi viva intorno una riputazione tenebrosa di gran delinquente, carico d’omicidi misteriosi, e pronto a tutto: non altro che un Capitan Fracassa del delitto, forse; ma abilissimo a recitar la sua parte, tanto che era temuto da tutti, benché non avesse ancora torto un capello a nessuno, e le donne se lo segnavano a dito, dicendo che portava un lungo pugnale sotto la giacchetta, e che prima della fin del viaggio avrebbe certamente fatto una strage. Egli passeggiava tra la folla, a braccia incrociate e a capo alto, e non voleva esser

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.