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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:186|3|0]] semplice e credenzone come un fanciullo, e accarezzato da tutti perchè possessore d’una cassetta di bottiglie di vino, che portava a un fratello in America, e che difendeva gelosamente da ogni insidia come un deposito sacro. La mattina, salendo in coperta, aveva fissato l’attenzione sul quadrante telegrafico del palco di comando, che trasmette i segnali alla macchina, e come sul palco c’era il quarto ufficiale, che desinava nelle seconde con lui, gli domandò che cosa fosse quel meccanismo.

Quegli rispose che era il telegrafo.

Il buon uomo rimase stupito. — Il telegrafo! — esclamò. Per telegrafare?

L’ufficiale capi a volo: era un piccolo genovese, fino come la triaca, gran maestro di corbellature, e sempre serio.

— Per telegrafare, — rispose; — s’intende. o a che cosa deve servire? Per mezzo d’un filo mobile noi ci teniamo in continua comunicazione col cavo sottomarino, e mandiamo notizie all’armatore di quattro in quattr’ore.

L’ometto espresse la sua ammirazione; poi disse timidamente, avendo già il suo pensiero: — Già... non servirà che per uso del piroscafo.

— In via di favore. — rispose l’uffiziale, — serve anche per i passeggieri.

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