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gli originali di prua | 185 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:189|3|0]] striscia purpurea abbagliante come un torrente di lava accesa che corresse a incenerire il Galileo. E quando il sole toccò l’orizzonte, le nuvole, infocate dei più pomposi colori, cominciarono a svolgersi lentamente, presentando mille forme maravigliose, che ci facevano stare a bocca aperta, e sciamare man mano che si cangiavano: — Che peccato! — come allo svanire d’un sogno incantevole. Erano monti d’oro, da cui precipitavano fiumi di sangue, fontane immense di metalli in fusione, padiglioni sublimi, sfolgoranti di sotto d’una così gloriosa luce, che, a fissarvi lo sguardo, la mente vacillava un momento, e s’aspettava con un senso quasi di trepidazione l’ultima visione di Dante, i tre giri di tre colori e d’una contenenza, dipinti dell’effigie umana, davanti a cui mancò possa all’alta fantasia.