< Pagina:De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
236 sull'oceano

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:240|3|0]]in mezzo a un silenzio profondo, gli esorcismi d’uso per l’acqua e pel sale. Poi mise una cucchiaiata di sale nel bicchiere, l’agitò, e intintovi il ditò, benedisse i presenti. Le donne fecero il segno della croce. Il bisbiglio ricominciò.

Tardando a venire il bambino, il comandante mandò il Commissario a vedere. Siccome s’era aggravato il vecchio malato di polmonite, la puerpera era stata trasferita dall’infermeria in un camerino vuoto delle seconde classi. Il tragitto da farsi non era che di pochi passi. Il Commissario ritornò subito, dicendo: — Vegnan.

Venivano in fatti su per la scaletta il padre, tutto trionfante, con la barba fatta, con una camicia fresca, e col marmocchio in mano, la signorina di Mestre, col suo solito vestito verdemare, sorretta per una mano dall’argentino, e dietro di loro, con mia gran maraviglia e di tutti, la puerpera pallida, ma sorridente, tenuta su per la vita dal marinaio gobbo. Non c’era stato verso, brontolava il marinaio, aveva voluto venire, nonostante le minacce del medico, cocciuta a fare là come a casa sua, dove dopo do zorni la se gaveva sempre messo a far le so façende. Ultimo veniva uno dei due gemelli, con mezza candela in mano. Un mormorio carezzevole di pietà o di sim-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.