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246 | sull'oceano |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:250|3|0]]municipale, dissotterrando recriminazioni e rancori morti da tanto tempo fra noi, e soffiandovi dentro, pur troppo, per portarli redivivi in America. E dopo ogni lite le due parti si separavano nemiche e gonfie di dispetti, che trasfondevano poi a prua nei loro compaesani dei due sessi; i quali a poco a poco s’andavano dividendo in due schiere, e si guardavano in cagnesco, e s’insultavano, scansandosi a vicenda, come per paura di essere impidocchiati, o affettando di abbottonarsi la giacchetta e di toccarsi in tasca quando si passavano accanto, come per salvare il portamonete o il fazzoletto. Oh miseria il Commissario, per quanto fosse sollecito, non aveva tempo d’ascoltar le querele di tutti, e por quanto fosse paziente, doveva qualche volta piantarsi i denti nella seconda falange dell’indice. La grossa bolognese, la cui alterigia montava con la temperatura, voleva far perquisire tutto il piroscafo perchè le avevan portato via un pettine di tartaruga, e minacciava di far screditare la Società di navigazione da suo fratello giornalista, appena sbarcata in America. La povera signora dal vestito di seta era disperata perchè le avevan rubato una piccola spilla d’argento, un ricordo di sua sorella, diceva; ma non osava di ricorrere al Commissario per timore