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l'oceano azzurro 259

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:263|3|0]] chè lo spianarsi e il corrugarsi della sua superficie, e le ombre che vi guizzano, e le tinte pallide o tetre che la coprono all’improvviso, rassomigliano in modo maraviglioso ai moti d’una faccia umana, la quale rispecchi l’agitazione d’un animo mobilissimo e malfido. Quanti mutamenti si succedevano in poche ore, sempre rimanendo buon tempo! L’oceano, che appariva vecchio e stanco, ringiovaniva in pochi minuti, corso da un fremito di vita che lo mutava tutto, e poi si racquetava, pensieroso, e s’annoiava, e s’addormiva, e poi su, si svegliava come per una scossa, inquieto, accigliato, come offeso da quel guscio di noce pien di formiche che gli passava sul corpo, e pareva che meditasse un brutto tiro: poi ricadeva in una indifferenza sprezzante, o perdonava e diceva: — Passate, passate, — sorridendo. E mutava rapidamente con esso l’aspetto del piroscafo, come se quelle mille e seicento persone avessero avuto un solo sistema nervoso. Alle dieci tutti sdraiati, silenziosi, con facce di gente che non avesse più nulla a sperare a questo mondo, davano al Galileo l’apparenza d’un lazzaretto natante: un’ora dopo, per effetto d’un soffio che spazzava l’orizzonte o d’un raggio che dorava la prua, tutti in piedi, tutti in moto, e un mormo-

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