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270 | sull'oceano |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:274|3|0]]e cento voci inquiete, mille visi paurosi s’interrogarono a vicenda. Il piroscafo stava per fermarsi. Molti s’affollarono ai parapetti, a guardar giù, senza saper che cosa; altri corsero dal comandante; qualche signora si preparava a svenire. Il piroscafo si fermò. È impossibile esprimere l’impressione sinistra che produsse quella quiete improvvisa, e che triste figura di povero balocco spezzato fece tutt’a un tratto quell’enorme bastimento immobile e silenzioso in mezzo all’oceano! Come svanì subito la fiducia nelle sue forze e nella potenza dell’uomo! E nello stesso punto si rivelò la malvagità umana che gode del terrore e delle angosce altrui: dei passeggieri spargevan la voce che stesse per scoppiare una caldaia, che si fosse rotta la chiglia e che entrasse l’acqua nella stiva. S’udirono grida di donne. I fuochisti che, terminato il loro turno, risalivano in coperta col torso nudo e nero, furono circondati, incalzati di domande affannose. Gli ufficiali andavano di qua e di là dicendo parole che il mormorìo della folla non lasciava intendere. Finalmente si diffuse a prua e a poppa una notizia rassicurante: — non era nulla: il riscaldamento d’un cuscinetto dell’asse motore; si stava riparando; fra un’ora si sarebbe ripartiti. — Tutti respirarono;