Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
284 | sull'oceano |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:288|3|0]]scotete all’improvviso: una persona è entrata veramente e si avvicina. È il cameriere, che viene a vedere se è chiuso il finestrino, e che, dato uno sguardo, scompare. E allora sentite altri rumori sopra coperta, passi precipitosi come di gente che accorra a un pericolo, strepiti incomprensibili, che nella quiete della notte paiono enormi, e fan sospettare un disastro: udite dei passeggieri che escon dal camerino, salgono a vedere, e ridiscendono. Nulla: eran due marinai che tiravano una corda. Richiudete gli occhi, ricominciate a sognare, vi risvegliate di sobbalzo a un rumore assordante e terribile: questa volta qualche cosa è accaduto! è seguito uno scoppio! s’è fracassata la poppa! Niente, un piovasco. Ah! finalmente si potrà dormire. Ma a traverso al finestrino appare un leggiero chiarore cinereo. Spunta l’alba. Maledizione! Ancora cinque giorni!