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288 | sull'oceano |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:292|3|0]]narsi al bastimento dei pescicani, attirati dall’odor del cadavere; e parecchie guardavano in mare, per vedere. Molta gente s’accalcava alla porta dell’infermeria, per scendere a visitare il morto; ma un marinaio, messo là di guardia, impediva il passo. Intanto sul castello di prua, in mezzo al cerchio solito, il vecchio dal gabbano verde faceva un’orazione imprecatoria agitando l’indice in alto: — Uno di meno! Andiamo avanti. La carne dei poveri si butta ai pesci. Quello lì, per esempio; era già condannato dal primo giorno. Sfido io, non lo nutrivano! — Diceva che invece di buon brodo gli mandavano della lavatura di piatti e che l’avevan lasciato morire senza un cuscino sotto il capo. E si riseppe la sera dai soffioni ch’egli insinuava anche il sospetto che non fosse quello il primo morto durante il viaggio; ma che gli altri li avessero saputi tener nascosti, e poi scaricati in mare nel cuore della notte, dal cassero di poppa. — Ma ha da venire — disse a voce alta — il giorno del giudizio! — E lui e i suoi uditori mi fulminarono delle occhiate, che mi fecero rinunziare a sentir altro. Andai a chiedere notizie del piccolo Galileo.