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il morto 299

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:303|3|0]] tico: — Creda. signor Commissario... parola di giovine d’onore... è stata una disgrazia... un momento di... — Ma qui l’amore gli gonfiò il petto e gli strozzò la voce, e alzando gli occhi al cielo, con un’espressione comica, ma sincerissima, che riassumeva tutta la storia della sua passione oceanina, esclamò: — ...Se sapesse! — Ma non potè dir altro, e se n’andò a capo basso, con la sua freccia a traverso al cuore.

La figura di quel povero innamorato che s’allontanava per il passaggio coperto, rimase legata nella mia memoria a un aspetto nuovo del mare e del cielo, che s’erano schiariti dopo l’acquazzone: il cielo tutto a grandi squarci d’un sereno purissimo, come lavato e rinfrescato, e corso da nuvole inquiete; il mare verde per vasti spazi, fra i quali si stendevano larghe strisce d’un azzurro cupo; in modo che pareva di vedere una prateria immensa, dove s’intersecassero canali smisurati, colmi fino agli orli; e si aveva l’illusione strana d’essere entrati in un continente metà terra e metà acqua, abbandonato dagli abitanti sotto la imminenza d’una inondazione, e veniva fatto di cercar cogli occhi all’orizzonte le punte dei campanili e delle torri, come nelle grandi pianure dell’Olanda. E

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