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il morto 301

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:309|3|0]]mio stupore, si fermò. Non sapevo che si buttassero fuori i cadaveri a bastimento fermo per evitare che il risucchio dell’acque rotte li travolga sotto alla ruota dell’elice.

Allora tutti tacquero, e vidi al lume della lanterna il viso rosso e insonnito del comandante, che pareva irritato di dover assistere a quella cerimonia, e teneva gli occhi fissi sopra una lunga asse distesa ai suoi piedi, davanti all’apertura dello sportello.

S’intese una voce, tutti si voltarono; brillò un lume sotto il castello di prua, e subito dopo si videro uscire dalla porta dell’infermeria tre marinai che portavano una cosa informe, come un letto spezzato.

Tutti fecero largo, quelli vennero innanzi e fecero l’atto di deporre il carico sull’asse. Ma s’eran messi di traverso.

Il Comandante disse a voce bassa: — Per drito, brüttoi.

Ci si misero meglio, e deposero adagio il cadavere, coi piedi rivolti verso il mare: le grosse spranghe di ferro che gli avevano attaccato ai piedi picchiarono sonoramente sul tavolato.

Il morto era stato ravvolto in un lenzuolo bianco, cucito a modo d’un sacco, che gli copriva il capo, e poi disteso sulla sua materassa

De Amicis.Sull'Oceano 20

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