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306 | sull'oceano |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:310|3|0]] ripiegata in su dai due lati, e legata tutt’in giro con una corda: le spranghe sporgevano fuori dell’ involto. Il tutto presentava l’aspetto miserando d’una balla di mercanzia, affastellata in furia per uno sgombero. Il corpo pareva così rimpiccolito e accorciato, che j’avrei creduto d’un ragazzo. Da una scucitura del lenzuolo, in fondo, sporgevano le dita nude d’un piede. Il naso adunco e il mento, che facevan punta sotto la tela, mi ricordarono l’espressione di attenzione premurosa con cui quell’infelice aveva cercato l’indirizzo del figliuolo, la prima volta che l’avevo visto nella sua cuccetta. E forse il figliuolo dormiva a quell’ora in qualche baracca di legno, vicino alla sua strada ferrata, e sognava con piacere che avrebbe riveduto tra pochi giorni il suo povero vecchio. Tutti tenevan gli occhi fissi sulla forma di quel viso, come se avessero aspettato di vederla muovere. Il silenzio e la quiete d’ogni cosa intorno erano così profondi e solenni, che ci pareva d’esser noi soli viventi nel mondo.
— A lei, reverendo! — disse il comandante.
Il prete si fece vicino allo sportello, e tuffata la mano nella scodella del marinaio, asperse il cadavere e diede la benedizione.
Tutti intorno si scoprirono, alcuni passeggieri