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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:328|3|0]]pianto segreto, che usciva in ira; e si vedeva che soffrivano, e che, in fondo, avevano pietà gli uni degli altri, e ciascuno di sè stesso. L’immagine vivente del loro stato d’animo erano quei due vecchi contadini del castello di prua, marito e moglie, che anche allora stavano seduti accanto sopra due bitte, con le braccia incrociate sulle ginocchia e il capo abbandonato sulle braccia, mostrando i colli magri e rugosi, che raccontavano cinquant’anni di fatiche senza compenso. Mentre stavo guardandoli, una donna incinta cadde in deliquio, sopra i coperchi vetrati della boccaporta del dormitorio, arrovesciando la faccia bianca tra le braccia delle vicine. E subito corsero cento voci: — È morta una donna, — è morta una donna. — Io me n’andai.

Dove andare? Sei ore eterne dovevano passare prima di notte. Rientrai nel salone, e cominciai a sfogliare l’album di bordo, in cui varii passeggieri avevano scritto; ma era pieno di sciocchezze, di luoghi comuni e di bugie. Allora discesi nel camerino, ultimo rifugio, per tentar di dormire. Ma il camerino mi parve più stretto, più asfissiante, più odioso che non mi fosse mai parso. I passeggieri dovevano esser discesi

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