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336 | sull'oceano |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:340|3|0]]pesta di mare. Ecco dunque una buona fortuna per l’artista. Ma quando, voltatomi a guardare sulla piazzetta, vidi accorrere intorno al comandante, ufficiali, macchinisti, marinai, camerieri, e il comandante gesticolare come se desse ordini premurosi, e poi tutti sparpagliarsi di corsa da varie parti, e gittarsi ad assicurare le lance, a fermare le stie, a chiudere le boccaporte, con furia precipitosa, aprendo a spintoni la folla che fuggiva sotto i primi spruzzi del mare, allora, dico la verità, cercai in me l’artista e non ce lo trovai più. Mi parve anzi che fosse già scappato da un quarto d’ora.
I lampi spesseggiavano, il tuono brontolava più forte, i buoi muggivano. Guardai intorno a me: c’eran già dei visi pallidi. Ma in alcuni la curiosità, in altri l’avversione ad andarsi a chiudere in camerino, prevaleva ancora. Le signore si stringevano al braccio dei mariti. Gli uomini si tastavano a quando a quando con un’occhiata, ciascuno pigliando animo e alterezza dalla faccia dell’altro, che gli pareva più brutta di quello che supponesse la sua. A un tratto passò sul cassero uno spruzzo violento, e s’intese un: Nom de Dieu! — e poi una risata forzata. Il marsigliese era stato scappellato e infradiciato