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In extremis 337

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:341|3|0]] da capo a piedi. Nello stesso punto salirono correndo quattro marinai a portar via i sofà e le seggiole. Poi arrivò il Commissario gridando: — Sotto, signori! Si chiude il salone, si spiccino. — Allora s’intese un grido dell’anima: — Oh Dio! Dio mio! — Era la sposa. Non si può immaginare l’eco intima che ha in tutti quel primo grido, quella prima irresistibile confessione del terrore della morte, da cui tutti sentono smascherato violentemente lo stato d’animo che dissimulano agli altri e a sè stessi. E allora fu una fuga disordinata e precipitosa a traverso al polvischio degli spruzzi che già saltavano per tutta la larghezza della coperta, in mezzo a una confusione di voci concitate e discordanti: — Oh Pablos! Pablos! — Presto, signori, presto. — Santa Maria benedetta. — Siamo serviti. — Dio mio! — Accidémpoli! — Coraggio, Nina. — Que relámpagos!Sciü faççan presto, per dio santo! — Ebbi appena il tempo di vedere le punte degli alberi che descrivevan per aria dei grandi archi di cerchio, e un infernale rimescolio di gente alla porta del dormitorio di terza, e fui spinto nel salone. Una signora inciampò e cadde a traverso all’uscio. Per un momento m’apparì sulla piazzetta il Commissario, come ravvolto in una nuvola d’acqua, e

De Amicis.Sull'Oceano 22

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