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368 sull'oceano

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:372|3|0]]sore apposta per i loro figliuoli. “ Viva l’America! Finirete di tribolare, sangue d’un cane!„

In quella preoccupazione generale si riconosceva a primo sguardo che l’eterno femminino era passato in seconda fila, che molti amori dovevano esser stati lasciati in asso: non si vedevano più tutti quegli adoratori a occhi fìssi, che covavano per dell’ore la loro bella, o le giravano intorno mezza giornata per cogliere il momento di metterle una parola nell’orecchio o un livido nel braccio. Ma quella preoccupazione appunto lasciava più liberi i pochi rimasti fedeli. Tra questi notai il povero scrivano modenese, ch’era ritornato all’antica contemplazione, appostato un po’ più lontano che per l’addietro, ma più immobile, più estatico, più spasimatamente innamorato di prima, come se i mali trattamenti, i cappiotti e le umiliazioni, poveretto, non avessero fatto che rendergli più bello e più caro l’oggetto adorato per cui aveva tutto sofferto. Io l’osservai per un pezzo dal palco di comando, e non gli vidi nè mover collo, nè piegar costa, nè sviar gli occhi, se non per la durata d’un attimo, dalla ragazza, la quale stava seduta al posto solito, facendo la calza, accanto al piccolo fratello, ritta sul suo bel torso di

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