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376 | sull'oceano |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:380|3|0]]offerto il piroscafo il giorno dopo, all’apparire della terra. I discorsi, che subivano già la forza d’attrazione dell’America, s’aggirarono tutti sui paesi vicini, come se già vi fossimo stati. Fra tre giorni si sarebbe sentito il Poliuto al teatro Colon, e al Solis Crispino e la Comare, col Baldelli. Si discusse il disegno della nuova piazza Vittoria a Buenos Ayres e quello del nuovo Ospedale italiano a Montevideo. I presidenti delle due repubbliche furono notomizzati fibra per fibra, e si fecero molti commenti minuti e calorosi sui giornali benevoli e ostili alla nostra immigrazione nelle due capitali. Solamente il garibaldino taceva, con un velo di tristezza sul viso, più fitto che gli altri giorni. E tacevano anche i miei due vicini di camerino. Ma sui loro visi c’era qualche cosa d’insolito: l’espressione dell’odio, come sempre; ma animata da un pensiero nuovo, come se al loro arrivo avesse a seguire qualche avvenimento, che ciascuno dei due sperava favorevole a sè e spiacevole all’altro, e da cui dovesse, in certo modo, esser decisa la loro contesa; e non si guardavano in faccia, ma s’indovinava una lotta muta e concitata fra loro, come se si pungessero i fianchi a pugnalate sotto la tovaglia, senza farsi scorgere. Avendo steso la mano tutti e due insieme per prendere una saliera, e previsto a