Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
380 | sull'oceano |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:384|3|0]]la scena è andata in fumo! Ah! Porcaie a bordo no ne vggio! Ah! pezzo d’un tartufo marino! Questo è troppo! — Ma in fondo era soddisfatto di essersi liberato dall’incubo di quel mistero, e quando salimmo sul cassero, si fregò le mani, dicendo: — E uno! Non resta più che a scoprire il fortunato a cui la signorina dedicherà il suo prossimo colpo di forbici... se le rimane ancora qualche cosa da tagliare. —
E lui e gli altri si spassarono di tutto cuore, più tardi, accennandosi la schiena rotonda del professore che, appoggiato al parapetto, dava delle spiegazioni al prete sulla costellazione dell’Orione. Era una notte incantevole, un ridentissimo augurio per il buon termine del viaggio. A occidente, sul cielo splendidamente stellato, s’alzava la luce zodiacale, in forma d’una grande piramide biancheggiante, che toccava quasi lo zenit col vertice, e abbracciava circa a un quarto dell’orizzonte. Il tratto di via lattea che corre fra lo Scorpione e il Centauro e i quattro diamanti bellissimi della Croce del Sud, appariva mirabilmente vivo. E le nubi di Magellano, le vaste nebulose solitarie che facevano battere il cuore e brillar la penna dell’Humboldt, formavano intorno al polo australe due mara-