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Domani! | 381 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:385|3|0]]vigliose macchie bianche, sfumate nell’infinito. E si vedevano stelle cadenti a ogni tratto, come una pioggia rada di fiori di fuoco, che strisciavano il cielo di luce argentea, rossigna, dorata, azzurra; ma più grandi assai in apparenza, per effetto della maggior purezza atmosferica, di quel che si vedano sul nostro orizzonte. La chiarezza del cielo era tale che il bastimento vi disegnava netti i suoi cordami e i suoi alberi neri, e guardando dalla piazzetta, si vedevano stelle fra le sartie, stelle fra i paterazzi, nei vani delle griselle, intorno alle antenne; e stelle pure si riflettevano nel mare quieto, in modo che non pareva di navigare, ma di volare sopra un naviglio aereo dentro agli splendori del firmamento. Eppure quasi nessuno guardava. Ciascuno di quei mille e settecento atomi viventi aveva dentro di sé una speranza, o un timore, o un rammarico, appetto al quale tutti quei milioni di mondi non gl’importavan di più d’un nuvoletto di polvere sollevato da terra col piede.
A prua, infatti, si sentiva un mormorio vivissimo di conversazioni; ma più raccolto e più eguale dell’altre sere; e non canti nè grida: si capiva che tutti parlavano d’interessi, di faccende, di cose serie. Al momento della separazione delle donne dagli uomini, si udirono dei: