< Pagina:De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

L'america 397

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:401|3|0]]gente che ridevano con la bocca da un orecchio all’altro; il contadino snasato rifaceva le facce delle donne atterrite dalla tempesta, provocando una tempesta d’applausi; poi sceso il saltimbanco capelluto dal castello di prua, con la sua faccia tetra, a far la ruota sopra coperta, fra due ali di donne in visibilio. E in un accesso di gioia l’ex portinaio dalla testa pelata, stracciato l’album famoso delle sudicerie, ne distribuì i fogli ai suoi compagni, i quali si sparsero tra la folla, formando altrettanti cerchi di curiosi sghignazzanti; di modo che di lì a poco non fu più che un solo accesso clamoroso di grassa ilarità pornografica che scosse tutte leo pance e squarciò tutte le bocche dalla cucina al macello, accompagnato da un chiasso assordante di suon di strumenti, di versi da briachi e di urlate, sul quale s’alzava di tanto in tanto il grido lungo e lamentevole del barbiere, latrante alla luna.

Il sole intanto era andato sotto, diritto davanti a noi, di là dalla terra, e si vedeva un crepuscolo stupendo, bello quanto i più belli che avevamo visto sui tropici; spettacolo frequente in quella parte d’America, per effetto della grande quantità di vapori che s’alzano dalle acque del Plata e dei due fiumi enormi che lo formano; i

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.