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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:404|3|0]]Gli emigranti stettero ancora qualche minuto ad assaporare la sensazione nuova dell’immobilità e del silenzio, e poi scesero a lunghe file, lentamente, nei dormitori, e anche i passeggieri di prima, non allettati dal movimento dell’aria, si ritirarono.


Ed io rimasi quasi solo, stupito che, dopo aver tante volte trovato il viaggio insopportabilmente lungo, mi paresse in quel momento così breve, e vago come un sogno, mentre ne ricordavo tante cose. Non avendo mai visto nulla per via, che mi segnasse le distanze nella mente con immagini ben distinte le mie dall’altre, tutte le giornate mi si confondevano all’immaginazione in una sola, e mi pareva d’aver percorso quello spazio sterminato di un volo. Nessun momento del viaggio, fuorché la tempesta, mi rimase come quello stampato nell’anima. Il fiume smisurato era come immobile, quasi che le sue acque riposassero stanche del corso di duemila miglia, che avevan fatto dalle montagne del Brasile; il cielo era oscuro e tranquillo, Montevideo dormiva, nella rada nessun movimento e nessun rumore, il piroscafo muto; un silenzio altissimo pesava su tutte le cose; e mi parea che venisse di lontano, dagli altri grandi

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