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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:45|3|0]]
di conoscenti o una famigliuola, con le sue seggiole e qualche cuscino o coperta, e alcune eran così ben rimpiattate, che vi si sarebbe potuto passar davanti dieci volte senza scoprirle, poiché la povera gente si adatta a tutti i vani come l’acqua. Una parte dei passeggieri intingevano ancora le gallette nel caffè nero, con le gamelle di latta sulle ginocchia; alcun lavavano le loro stoviglie negli acquai, o distribuivano l’acqua dolce al loro rancio coi così detti bidoni, della forma di coni tronchi, dipinti di rosso e di verde; gli altri stavano accovacciati lungo i parapetti, nelle positure proprie dei contadini, abituati a riposar sulla terra, o passeggiavano con le mani in tasca, come la domenica sulla piazza del villaggio; mentre le donne, coi capelli sciolti giù per le spalle, si pettinavano davanti a specchietti da venti centesimi, ravviavano i ragazzi, passandosi a vicenda spazzole, saponi, asciugamani, davano il latte ai bambini, rimondavano panni e lavavan pezzuole in quattro gocce d’acqua, tutte affaccendate, angustiate visibilmente dalla ristrettezza dello spazio e dalla mancanza di cento cose. Tra la folla fitta e nera si vedevan girare lunghe berrette blu di cafoni, busti verdi di donne calabresi, larghi cappelli di feltro di contadini dell’Alta Italia, cuffie di