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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:49|3|0]]quali dal contegno, dai vestiti logori, ma di stoffa e di taglio signorile, mostravano d’esser gente stata costretta a partir per l’America da un rovescio improvviso di fortuna, che gli aveva gittati dall’agiatezza sul lastrico, con neppur tanto in tasca da prendere un biglietto di seconda classe. C’erano, fra gli altri, due coniugi, con una ragazzina d’una decina d’anni, che stavan ritti in disparte, vicino alla stalla dei bovi, con l’aria imbarazzata di chi non osa di sedersi: tutti e due sulla quarantina, macilenti, d’aspetto tristissimo. Eran negozianti. La donna, alta e sottile, con gli occhi rossi, che pareva uscita di fresco da una malattia, aveva passato tutto il primo giorno nel dormitorio, in mezzo alle contadine, piangendo sul capo della sua figliuola, senza mangiare. — Miserie! — disse il Commissario. — Ce n’è da per tutto; ma in mare paion più tristi.

Intanto, guardando abbasso, proprio sotto il palco di comando, io avevo fatto una scoperta maravigliosa, una delle più belle figure che avessi mai visto per mare o per terra, vivo, dipinte o scolpite, dal primo giorno che giravo il mondo. Il Commissario mi disse ch’era una genovese. Sedeva sopra un panchettino, accanto a un vecchio che pareva suo padre, seduto sul ta-

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