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58 | sull'oceano |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|De Amicis - Sull'Oceano, 1889.djvu{{padleft:62|3|0]] dormitori, era un impasto bizzarro di filosofo e di buffone, che spifferava continue sentenze sulle donne, tormento della sua vita, con una solennità predicatoria e qualche volta con dei giri di parole così difficili, che non si capiva affatto quel che volesse dire. Io avrei dovuto interrogarlo, che mi ci sarei divertito infinitamente. — E quest’altro, — mi domandò — l’ha notato? — E mi accennò il bel cameriere impomatato di prima classe, che passava con un vassoio in mano, girando lo sguardo languido sulle signore. Quello era una specie di Ruy Blas marino, che mirava in alto, e si studiava in tutti i modi di far capire che dell’umiltà della sua condizione sociale era consolato a bordo da miracolose e misteriose fortune; e intanto sultaneggiava fra le due cameriere, una genovese frolla e una veneta fresca, che si mangiavano il fegato dalla gelosia, e si scanagliavano ogni mattina nei corridoi, con la cuffia per traverso e le mani sui fianchi, lasciando scampanellar le signore.
In quel momento ci passò davanti un passeggiero, il genovese che a tavola sedeva alla destra del Comandante, un onesto bofficione di cinquant’anni, con un occhio solo e una